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Cosmoprof Worldwide Bologna 2022, le nuove dimensioni del beauty: tra sostenibilità, metaverso e inclusione

L’industria cosmetica è chiamata oggi ad affrontare radicali trasformazioni per ridurre il proprio impatto ambientale, ma quali sono le armi a disposizione? La sostenibilità è da anni al centro del dibattito a Cosmoprof Worldwide Bologna: l’approccio del comparto alla tematica è in costante evoluzione e si adatta man mano alle conoscenze scientifiche e alle tecnologie disponibili.

Nel corso dell’ultima edizione della manifestazione, esperti e operatori presenti a Bologna hanno avuto la possibilità di condividere dopo due anni i nuovi significati legati al concetto di sostenibilità. Perché la sostenibilità è un percorso di costante scoperta e di nuove conoscenze, che coinvolge tutti gli attori della filiera nella ricerca delle migliori soluzioni per garantire che lo sviluppo economico di oggi non comprometta le necessità delle generazioni future.

Cosmotalks, sostenibilità al centro del dibattito

La sostenibilità oggi è un tema chiave, ma in realtà ne abbiamo perso il significato reale. Fake-news e green washing hanno creato confusione tra i consumatori. Per questo tra i padiglioni di Cosmoprof le parole più utilizzate per discutere il futuro della sostenibilità per il beauty sono state formazione, trasparenza e innovazione.

Sono anche i capisaldi del convegno CONSUMERS CALL FOR SUSTAINABILITY TRANSFORMATION, organizzato in collaborazione con Quantis nell’ambito del programma Cosmotalks. L’intervento, moderato da Eva Lagarde, CEO e fondatrice di re-sources, ha visto la partecipazione di Emmanuel Hembert, Global Cosmetics e Personal Care Lead di Quantis, Rebecca Mueller, Global Senior Sustainability & Purpose Manager di Unilever, e Maria Juliana Morales, Marketing and Communications Manager di Mind Naturals, tra le aziende espositrici di Cosmoprof Worldwide Bologna 2022 finaliste dei Cosmoprof Awards per la categoria “Natural & Organic”.

Per aiutare i consumatori a scegliere in modo più consapevole è necessario proporre nuove soluzioni e spiegarne i vantaggi in modo chiaro e trasparente. “C’è una disconnessione tra il desiderio di cambiare stile di vita e il cambiamento effettivo (la classica differenza tra dire e fare). Per colmare questa lacuna dobbiamo cambiare il comportamento. Quando si parla di iniziative sostenibili cerchiamo di renderle comprensibili, semplici, desiderabili, gratificanti e soprattutto di trasformarle in abitudine”, ha evidenziato Rebecca Mueller, raccontando come Unilever sta approcciando nuovi linguaggi per dialogare con il consumatore su questi temi.

Durante il talk è stato presentato Eco Beauty Score, un progetto patrocinato da Quantis che coinvolge oltre 40 aziende cosmetiche per costruire un sistema di definizione e misurazione dell’impatto ambientale comune. “Ad oggi mancano regolamentazioni e strumenti univoci per valutare le conseguenze sull’ambiente delle attività produttive delle imprese. Le collaborazioni sono essenziali per creare una comprensione comune, standard e strutture che coinvolgano interi settori, aiutino i consumatori a fare scelte sostenibili e consentano alle aziende e ai brand di migliorare il proprio impatto”, ha sottolineato Hembert nel corso del talk.

A rimarcare la necessità di affrontare con trasparenza il tema della sostenibilità anche il panel condotto da Mallory Huron, Bauty & Wellness Strategist di Fashion Snoops, dal titolo HOW BIOTECH BECAME THE FUTURE OF SUSTAINABLE BEAUTY. “Le soluzioni di sintesi in laboratorio stanno rivoluzionando l’industria cosmetica, non solo incrementando la produzione, ma anche dando vita a nuove tecniche sperimentali e materiali rivoluzionari, risparmiando risorse e difendendo la biodiversità”, ha evidenziato all’inizio della sessione Huron.

Gli ingredienti di origine sintetica, ancora oggi erroneamente considerati con un’accezione negativa, devono essere esaminati con assoluta trasparenza, e ancora una volta è la formazione del consumatore a giocare un ruolo decisivo. “Negli ultimi anni il naturale/organico ha guadagnato notevoli quote di mercato, utilizzando anche termini come “clean” o “green” in modo inappropriato e demonizzando l’utilizzo di ingredienti sintetici”, ha sottolineato David Koo Hjamalrsson, CEO e founder del brand Tiny Associates. “Man mano si è radicalizzata l’equazione secondo la quale naturale e organico erano sinonimo di sostenibile e sicuro, ma oggi sappiamo che non è così. Il biotech permette a molti brand di trovare un nuovo approccio e riequilibrare la propria comunicazione focalizzandosi sulla sostenibilità dell’origine degli ingredienti sintetici e sulla sicurezza dei processi di laboratorio”.

“Ancora oggi molte aziende indicano sulle loro etichette la percentuale di ingredienti di origine naturale, ma è un approccio anacronistico”, ha evidenziato anche Iva Texeira, Co-Founder e CEO di The Good Face Project. “Modificare la comunicazione con il consumatore è fondamentale, così come è necessario analizzare nuovi ingredienti e adattare le formule su larga scala, affinché il biotech sia un’innovazione accessibile a tutti”.

Le biotecnologie possono quindi essere la chiave per il beauty nell’era post-naturale, ma è necessario disporre di prodotti sicuri per l’uomo e per l’ambiente. Nicole Acevedo, Ph.D., Fondatrice e CEO di Elavo Mundi Solutions, ha sottolineato durante il panel che, ad oggi, la nostra conoscenza della sicurezza dei prodotti chimici di sintesi è ancora molto limitata. “Dagli anni ’40, più di 85.000 sostanze chimiche sintetiche sono state prodotte e registrate per l’uso a livello globale. Non tutte sono necessariamente dannose: il problema è che non sappiamo quanti sono sicure a causa della mancanza di dati completi sulla tossicità per la maggior parte di queste sostanze”. Ci sono oltre 12.500 ingredienti cosmetici registrati per l’uso nel mercato globale, ma le normative sono molto incoerenti nei diversi paesi. Ad esempio, dal 1976 l’Unione Europea ha vietato o limitato oltre 1.300 ingredienti per l’uso nei cosmetici mentre negli Stati Uniti solo 11 sostanze sono state vietate o limitate.

La mancanza di un forte controllo normativo sulla sicurezza dei cosmetici negli Stati Uniti ha portato negli ultimi anni a una forte spinta del mercato per i “clean beauty products”. Dr. Acevedo ha sottolineato l’importanza di armonizzare a livello globale gli standard di sicurezza degli ingredienti: “Dobbiamo concentrarci sulla progettazione di prodotti sia per la sicurezza che per la sostenibilità, tenendo conto dell’intero ciclo di vita del prodotto, dall’approvvigionamento delle materie prime fino alla fine del ciclo di vita”.

Le biotecnologie possono aiutare a trovare soluzioni più sostenibili per l’industria, ma è necessario investire in ricerca e innovazione, lasciando alle spalle i luoghi comuni e affidandosi alla scienza.

Da Cosmoprof Worldwide Bologna le nuove dimensioni del beauty

Beauty-tech, IoT, Virtual Try-On, Metaverso: queste sono le parole chiave più utilizzate durante l’edizione di Cosmoprof Worldwide Bologna 2022 per descrivere l’evoluzione dell’industria cosmetica. La maggior accessibilità a strumenti digitali innovativi e l’abitudine dei consumatori ad utilizzare modalità di connessione e di interazione virtuali sono uno stimolo fondamentale per i brand del comparto beauty. A Cosmoprof Worldwide Bologna 2022 è stato più che mai evidente come il comparto sia entrato in un nuovo Rinascimento, in cui a guidare è la creatività.

Le nuove frontiere del beauty tech

Durante l’edizione appena conclusa di Cosmoprof, gli oltre 220.000 addetti ai lavori presenti a Bologna hanno potuto scoprire in anteprima le innovazioni, le tecnologie e le app più rivoluzionarie per il comparto beauty, presentate nel Centro Servizi, il cuore del quartiere fieristico di Bologna. 15 espositori Beauty-Tech, tra le quali 6 startup italiane, hanno presentato nuove soluzioni produttive e strumenti di marketing e vendita di ultima generazione: da sistemi di laboratorio all’avanguardia per la produzione di materie prime sostenibili alle applicazioni che utilizzano i principi IoT e della realtà aumentata, dalle piattaforme di vendita e di interazione tra brand e consumatore all’app per “stampare” direttamente sul corpo tatuaggi temporanei e personalizzati.

Un segmento in costante crescita, incentivato dalle nuove scoperte informatiche e dagli investimenti nella digitalizzazione delle aziende anche di ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, che per il piano di promozione del Made In Italy ha inserito l’evoluzione digitale come un focus per la crescita del sistema industriale italiano.

Metaverso, la nuova dimensione del beauty

Tra le nuove dimensioni digitali il Metaverso è sicuramente la più sconosciuta e al tempo stesso la più affascinante. A trattare il tema, la sessione del programma Cosmotalks dal titolo THE METAVERSE IS HERE, WHERE ARE YOU?, moderata da Kacey Culliney, Editor di CosmeticsDesign Europe, con la partecipazione di Jane Henderson, Chairman Beauty & Wellness di Mintel e Executive Board Member di CEW, Robin Raskin, Founder di Virtual Events Group, Sylvain Delteil, SVP Business Development Europe di PERFCT CORP, e Valerie Vacante, Director of Strategy di Product Experience & Innovation di Merkle, società del gruppo dentsu.

“Il metaverso è uno spazio ancora molto frammentato: brand di vari settori stanno creando una propria modalità di esperienza, ma è interessante cominciare a valutare quale forma sta assumendo questo scenario iniziale”, ha sottolineato Robin Raskin, Founder di Virtual Events Group, durante l’intervento.

Da questa iniziale libertà di espressione possono nascere molteplici modalità di interazione, che i brand possono utilizzare come modalità sperimentale per raggiungere nuovi target di consumatori e costruire nuove community. Il metaverso è un’opportunità per nuovi esperimenti grazie ai nonfungible tokens, ossia prodotti esclusivamente digitali: offerte per avatar, eventi per community online, store digitali. A differenza dei canali social, dove i brand devono costruire una community di follower, il metaverso permette anche a nuove realtà di costruire una fan base in modo più immediato. Secondo gli esperti intervenuti al talk, può essere considerato un’estrema versione di Instagram, che non richiede inizialmente budget troppo alti, e facilita quindi il coinvolgimento anche di realtà emergenti o nuove.

E per i consumatori? “Le modalità di interazione dei consumatori con i brand sono diverse: da chi cerca ispirazioni da celebrities a chi dà valore all’approccio etico di un marchio, da chi presta attenzione alla sostenibilità di un prodotto a chi guarda esclusivamente alle performance di un ingrediente. Queste stesse attitudini differenti di approcciare un brand off-line si riflettono anche nel digital: sarà quindi interessante valutare come i diversi cluster di consumatori si avvicineranno al metaverso e daranno il loro contributo allo sviluppo di una dimensione meta”, ha evidenziato Jane Henderson, Chairman Beauty & Wellness di Mintel e Executive Board Member di CEW.

“”Il metaverso non è ancora arrivato, ma è vicino. L’evoluzione del metaverso e del web3 ricorda i primi tempi di Internet e dell’e-commerce: il potenziale è enorme e non esiste un set di regole prestabilito. Stiamo aprendo la strada ad un nuovo modo di interagire col mondo, dando vita a nuovi prodotti, servizi, esperienze ed economie. Poiché il confine tra il mondo fisico e quello digitale sta diventando sempre più labile, per i marchi sarà importante creare esperienze di valore, fluide e connesse. Per esempio, in Merkle stiamo consentendo ai marchi leader a livello mondiale di plasmare il futuro istituendo programmi di test-and-learn, trasformando rapidamente concetti in prototipi, creando laboratori di prova virtuali, esperienze immersive di shopping e product discovery, svelando al contempo nuovi prodotti, partner e tecnologie web3. Il consiglio più importante per i brand è quello di avere una mentalità di test-and-learn, di collaborare con partner orientati al futuro e di offrire esperienze sviluppate e aggiornate in base al feedback ottenuto nel mondo reale, seppur un mondo in continua evoluzione”, ha sottolineato Valerie Vacante, Director of Strategy – Product Experience & Innovation di Merkle.

Anche Sylvain Delteil, SVP Business Development Europe di PERFCT CORP, ha sottolineato come dalla mancanza di confini precisi possano nascere nuovi sviluppi. “Il metaverso può offrire uno spazio per dei virtual try-on innovativi e per creare nuove proposte. Il metaverso può quindi essere considerato un laboratorio di testing globale, che gioca sulla combinazione tra online e offline creando nuove modalità di scelta e fruizione di un prodotto.”

Molte sono naturalmente le zone oscure del metaverso. Il rapporto tra metaverso e sostenibilità, ad esempio, è duplice: da un lato nel metaverso non ci sono sprechi, rifiuti, trasporti onerosi in termini economici e ambientali, ma dall’altro non va dimenticata l’enorme quantità di energia che serve per i calcolatori digitali che regolano tutte le piattaforme digitali. Altre il tema del benessere dell’utente virtuale sarà un elemento chiave per lo sviluppo futuro di questo universo parallelo, perché sempre più si avvertirà la necessità di contrapporre al tempo online anche il giusto distacco off-line. Un altro terreno controverso al momento è la regolamentazione di concetti come la proprietà degli NFT e la tutela degli scambi commerciali nella dimensione virtuale. Ciononostante, per gli esperti intervenuti a Cosmoprof il metaverso ha potenzialità altamente stimolanti. “E’ lo spazio della personalizzazione e dell’autenticità. È uno spazio che non ha barriere, dove ognuno può scegliere come mostrarsi e quale identità svelare agli altri.

Si creano connessioni globali e interazioni che vanno al di là della distinzione di genere, etnia o classe sociale. Il beauty può giocare un ruolo importante in questa dimensione come linguaggio universale. La speranza è che, a differenza dei social, il metaverso possa evolversi in una dimensione basata su nuovi valori etici, in cui il singolo sia protagonista, non solo una leva di marketing”, ha concluso Robin Raskin, Founder di Virtual Events Group.

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