«Credo nei sieri, perché quelli su base acquosa hanno la possibilità di veicolare i principi attivi aumentandone la forza. La niacinamide al 5% in un siero è più efficace ed è facile farla penetrare, così si velocizza il processo di azione. Il siero di solito ha una formula asciutta, su base acquosa. Per me deve essere su base idrofila, perché il il 98 % degli ingredienti si solubilizzano in acqua, sono molto di meno quelli invece solubili in grassi, utilizzati nei sieri lipolifi», così Camilla D’Antonio fondatrice e direttore scientifico di Miamo spiega perché per lei il siero è uno degli elementi fondamentali di una beauty routine che funzioni davvero.
Il siero viso rappresenta uno dei più preziosi alleati per il benessere cutaneo, ha una formula concentrata, che inserita nella cornice di una texture versatile, garantisce risultati altamente performanti. Inoltre è particolarmente apprezzato perché la sua texture è fluida, sottile, leggera e, soprattutto, a rapido assorbimento, particolarmente perfetta ideale in estate. Proprio per queste sue caratteristiche rappresenta un attore chiave della beauty routine quotidiana, agendo da ponte tra il prodotto di detersione e la crema di trattamento abituale, ma non va a sostituirsi a questa.
Il brand Miamo è uno dei più specializzati nella formulazioni di sieri, è nato proprio con un siero 10 anni fa, nel 2012 negli Stati Uniti, e oggi è presente in quasi in 1000 farmacie, vende quasi 300 mila sieri all’anno, grazie anche alle cinque consulenti online che tutti i giorni assistono le clienti, circa 18 al giorno, e oggi ha accolto l’ultima sfida: creare un Siero Solare.
«La difficoltà era dar vita a una texture non-comedogenica, che contenesse filtri per contrastare UVA, raggi IR, UVB, luce blu e inquinamento. Una protezione ad ampio spettro è necessaria dato che esistono due tipi di luce, naturale e artificiale, dalle lunghezze d’onda variabili, la luce blu è una radiazione infrarossa (IR) e va in profondità. Oltre alle radiazioni la pelle deve fare i conti con l’inquinamento, che aumenta rughe, macchie, disidratazione e desquamazione, e che si aggrava quando le temperature esterne superano i 18 °C, perché si generano sostanze nocive per la pelle e che producono danni da foto-invecchiamento e iperpigmentazione. È per questo che volevo un Spf 40, ma con un filtro chimico e che assorbisse i raggi e non li riflettesse, come farebbe uno fisico, tra l’altro difficile da inserire nelle formule, occuperebbe la maggior parte dello spazio, così da non pregiudicare la leggerezza classica dei sieri».
Altre storie di Vanity Fair che potrebbero interessarti
Siero viso: tutto quello che c’è da sapere