Nazionale (EDA)“L’homo sapiens che moltiplica il proprio sapere è il cosiddetto uomo di Gutenberg.” Mediante tale citazione, riusciamo a comprendere quanto le nuove invenzioni nel mondo moderno si stiano diffondendo repentinamente. Ma tutta questa tecnologia quanto ancora riuscirà a progredire? E soprattutto, riuscirà l’intera popolazione ad adattarsi a tali cambiamenti? Da lettrice “ossessivo-compulsiva” quale sono, talvolta mi chiedo quanto quest’ultima, in un ipotetico futuro possa influenzare il mondo letterario. La maggior parte degli studi pubblicati su questo tema ci testimonia che, come mezzo per la lettura, la carta continua ad offrire innumerevoli vantaggi rispetto allo schermo.
Esperimenti in laboratorio, sondaggi e rapporti sulle abitudini dei consumatori stimano che gli apparecchi digitali impediscono una navigazione efficiente dei testi lunghi, il che incide sfavorevolmente sulle capacità cognitive ed intellettive. I medesimi schermi rendono maggiormente difficile ricordare cosa abbiamo letto una volta giunti al termine. Inoltre, gli e-reader non sono in grado di riproporre le sensazioni tattili peculiari della lettura su carta. La lettura, infatti, possiede una propria e particolare dimensione fisica. Affinché possiamo comprendere la concreta differenza tra cartaceo e digitale è necessario chiarificare come il cervello umano interpreti la lingua scritta. Sebbene lettere e parole siano simboli che incarnano suoni ed idee, il nostro cervello le quantifica come oggetti fisici. Quando impariamo a leggere e a scrivere iniziamo a riconoscere le lettere in base a linee, curve e spazi vuoti: un processo di apprendimento che richiede l’utilizzo sia degli occhi sia delle mani. Uno studio recente, effettuato da Karin James, dell’Università dell’Indiana a Bloomington, ha mostrato che nei bambini di cinque anni, i circuiti cerebrali dedicati alla lettura si attivano quando provano a scrivere lettere a mano, non quando premono i tasti su una tastiera. Oltre a trattare le lettere come oggetti fisici, è possibile che il cervello percepisca il testo nella sua interezza come una specie di paesaggio materiale. Quando leggiamo, costruiamo una rappresentazione mentale del testo, analoga, secondo alcuni ricercatori, alle mappe mentali che delineiamo per il territorio che ci circonda. Differenti prove e studi dimostrano che quando le persone tentano di ritrovare una frase o una scena in un libro, ricordano la posizione nella pagina in cui le hanno lette la prima volta. In realtà, nella maggior parte dei casi, i libri cartacei hanno una topografia maggiormente chiara dei testi su uno schermo. Un tascabile aperto ci presenta due domini ben definiti con otto angoli, mediante i quali ci possiamo orientare. Siamo in grado di concentrarci su una singola pagina senza perdere di vista il testo nella sua interezza, e possiamo percepire con le mani lo spessore delle pagine che abbiamo già letto e di quelle che ci restano da leggere. Girare le pagine è come lasciare un’impronta dopo l’altra lungo un cammino: è un’azione che possiede un certo ritmo e lascia una testimonianza visibile di quanta strada abbiamo fatto. Tutto ciò rende il libro cartaceo maggiormente facile da “navigare”. Differentemente, la maggior parte dei dispositivi digitali interferisce con la navigazione intuitiva di un testo e ci impedisce di mappare il percorso seguito dalla nostra mente. Chi legge un testo in formato digitale può scorrere tramite il mouse un flusso di parole senza alcuna interruzione, passare alla pagina successiva con un tocco e sfruttare la funzione di ricerca per individuare al volo una determinata frase. Tuttavia, troverà difficoltà a cercare all’interno del testo una scena che ricorda vagamente. Sebbene gli e-reader riproducano l’impaginazione dei libri, uno schermo mostra esclusivamente una o due pagine virtuali per volta. Appena terminiamo di leggerle, quelle pagine diventano invisibili. È come se invece di guardarci intorno, mentre ci arrampichiamo su per un sentiero di montagna, vedessimo alberi, pietre e muschi passarci a fianco in una serie di scatti, senza traccia di quello che abbiamo superato e senza alcuna possibilità di vedere ciò che si prospetta più avanti. Inoltre, leggere prima di addormentarsi è un’ottima abitudine e rilassa la mente.
Il beneficio può, tuttavia, trasformarsi nel suo opposto, se leggiamo attraverso uno schermo illuminato. Secondo il Lighting Research Centre, la luce emessa da un display interferisce con l’ormone che regola il sonno. 2 ore ore di uso continuo di smartphone o tablet, ad esempio, riducono la melatonina fino al 22%. Pertanto, la ricetta dei sogni d’oro è: niente schermi almeno mezz’ora prima di addormentarsi e un buon libro cartaceo sul comodino. Dal canto suo, anche l’ebook presenta innumerevoli vantaggi. Infatti, mediante un e-reader possiamo portare con noi centinaia di libri senza occupare spazio aggiuntivo. Gli ebook sono molto più economici dei libri stampati (spesso anche più del 30% in meno), pertanto, talvolta consento l’incremento di lettori ed una maggiore e progressiva digitalizzazione. Inoltre, grazie alla retroilluminazione, possiamo leggere anche al buio senza disturbare chi dorme con noi. Un libro digitale consente ulteriormente una personalizzazione dell’esperienza di lettura. In effetti, tramite un ebook possiamo modificare la dimensione del font, l’interlinea ed adattare la lettura alle nostre esigenze, pertanto, consente vantaggi agli ipovedenti ed individui che soffrono di disgrafia e dislessia. Alcuni affermano che gli e-reader esercitino un inferiore impatto ambientale, in realtà, affinché uno dispositivo di tal tipo possa essere prodotto è necessario estrarre 33 chilogrammi di minerali.
Personalmente, da lettrice ossessivo-compulsiva, come precisato antecedentemente, preferisco di gran lunga il libro cartaceo. Sfogliando le pagine, l’eccitazione mi pervade, la fantasia prende il sopravvento ed è come se fossi dinanzi ad una paesaggio surreale delineato dal susseguirsi delle scene, dei capitoli e gli occhi seguono la sinuosa danza dei dittonghi, delle sillabe e delle innumerevoli parole incise sulla carta mediante l’inchiostro. I medesimi libri cartacei possiedono un’innegabile bellezza e ci consentono di stabilire un concreto rapporto emotivo, infatti, talvolta sviluppiamo dei sentimenti astratti verso un libro, che, a sua volta, rappresenta un modo di viaggiare inconsciamente, una possibilità di evadere dal quotidiano e dalla petulante monotonia dei nostri pensieri. D’altronde, i libri sono gli amici più fedeli e gli insegnanti maggiormente saggi. Non riuscirei mai a sostituire un cartaceo, unico libro che definisco come tale, in quanto un e-reader non emanerebbe l’analoga magia che, sfogliando le pagine, le mie dita, i miei occhi, il mio cervello, il mio intero copro riescono a percepire.