Come legato da un filo sottile e trasparente, il profumo è collegato alle emozioni e ai ricordi in modo indissolubile. Ogni nota è capace di richiamare alla memoria una specifica sensazione, legata a uno spaccato di vita già vissuta, così individuale eppure allo stesso tempo così universale, esattamente come un film. Un parallelismo per nulla scontato che mette in luce la stretta connessione che si stabilisce inconsciamente tra il mondo delle percezioni, delle esperienze sensoriali e i meccanismi della mente umana.
Cinema e profumo: una storia iniziata nel Novecento
Già sperimentato a partire dagli inizi del ‘900, il primo che decise di accompagnare la visione di una pellicola con del profumo fu Samuel Rothafel che, durante la proiezione di Rose Parade nel 1906 nel suo teatro in Pennsylvania, dispose una serie di batuffoli di cotone impregnati di profumo alle rose davanti a svariati ventilatori. A seguire, furono molti i tentativi di replicare l’idea di profumare i film, finché negli Anni ’50 Hans Laube e Bert Good brevettarono uno strumento capace di emettere diversi odori in concomitanza con la proiezione di determinate scene.
Successivamente, nel 1957 il cineasta Morton Heilig creò una macchina, Sensorama, che durante la proiezione creava un’esperienza immersiva, attivando oltre al profumo anche aria e suono stereo. Dopo svariati tentativi, sono stati gli Anni Ottanta a portare verso una tecnologia avanzata che potesse trasformare il sogno di un film aromatico in realtà: le carte “gratta e annusa” realizzate dal regista John Waters e che lui stesso chiamò Odorama.
Il viaggio nel cinema italiano attraverso l’esperienza sensoriale
Proprio a partire dalla storia del cinema profumato, l’Accademia del Profumo — nata nel 1990 su iniziativa di Cosmetica Italia per raggruppare e rappresentare attraverso un’associazione nazionale le imprese cosmetiche operanti nella filiera produttiva delle fragranze — ha deciso di realizzare per la prima edizione della Beauty Week di Milano, tenutasi a maggio 2022, un percorso olfattorio che potesse unire il mondo del profumo e quello della filmografia italiana, al fine di creare un’esperienza potenziata attraverso le emozioni. Sei pellicole, 12 grandi nasi maschili e femminili, una sola mostra che indaga e ricrea attraverso le note olfattive e le alchimie il legame tra profumo e cinema.
Il racconto del cinema italiano attraverso il profumo
Un viaggio che inizia dalle origini del cinema muto con il film di Gabriele d’Annunzio, Cabiria (1914), con una prima fragranza fatta di contrasti tra le note di fondo legnose, l’iris e il gelsomino, e quelle di testa pungenti del pepe nero, scelte per rappresentare l’amore che si intreccia a un destino di sacrificio, e la seconda sulle note orientali che rievocano le rotte commerciali dell’epoca. Con un salto di quasi cinquant’anni, si passa film western con Per qualche dollaro in più di Sergio Leone (1965), avvolto dalla profumazione legnosa che riprende l’odore della polvere da sparo e un’altra intensa e profonda, così come gli attimi infiniti che precedono uno sparo.
Il percorso prosegue attraverso il grande cinema degli Anni Settanta con icone come Sophia Loren e Marcello Mastroianni in Una giornata particolare (1977), dove l’atmosfera romana e il gioco degli opposti vengono ricreate grazie all’alchimia tra gli agrumi italiani e del caffé. Dello stesso anno, la pellicola gotica di Dario Argento, Suspiria, con fragranze spigolose e taglienti, che ricreano il terrore palpitante che dà ritmo al film. Le ultime tappe sono le più recenti pellicole da Oscar quali Mediterraneo di Gabriele Salvatores (1991), ambientata su un’isola greca e avvolta dai profumi della natura incontaminata, dal caldo sole che mescola gli aromi alla salsedine, e La grande bellezza di Paolo Sorrentino (2013), dove i profumi legnosi realizzati dai nasi si ispirano al marmo, alla sua freddezza mescolata a eleganza.
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